La pianificazione di Operazioni Aeree
1. Concetti generali.
A prescindere dal tipo di operazioni militari da svolgere, siano esse di Peace Keeping o Peace Enforcing decise a livello Nazionale o Internazionale, le prime indicazioni su come debbano essere pianificate e condotte le operazioni militari devono essere fornite dall’Autorità politica: questa prima fase è determinante per le decisioni che devono essere prese a riguardo degli scopi dell’azione militare, ed in particolare devono essere ben stabilititi i così detti “Caveats”, o vincoli, legati a particolari esigenze politiche. Questi Caveats, nella pratica, si declineranno in una serie di obiettivi militari o civili che potranno o non potranno essere colpiti, e che dovranno essere tenuti in considerazioni all’inizio di ogni ciclo di pianificazione delle operazioni. Ulteriore elemento politico da stabilire sono le generiche Regole d’Ingaggio (Rules of Engagements), che offrono una linea guida di cosa possa e non possa essere fatto nell’applicazione della forza militare e quali possano essere i danni collaterali (Collateral Damages) accettabili ai fini dell’azione Politica. Nella prosecuzione di questo documento, verrà usato come scenario quello di una situazione, a livello internazionale, che necessita dell’uso della forza da parte di una Task Force internazionale creata appositamente per l’operazione.
2. Comando e Controllo.
Uno dei principi fondamentali della conduzione di una guerra è quello dell’ “Unità di Comando”, cioè della necessità di far ricadere la responsabilità delle attività militari svolte per il raggiungimento dello scopo stabilito dall’autorità politica su di un'unica persona. In un conflitto, per un'efficace condotta delle operazioni, è quindi necessario che tutte le forze militari (aeree, terrestri e navali) messe a disposizione per l'esecuzione di un’azione complessa vengano poste sotto il comando di un unico individuo il quale potrà indirizzare meglio lo sforzo per il raggiungimento dell'obiettivo finale. Il Comandante di tutte le forze viene denominato Joint Force Commander (JFC) quando si tratta di una struttura di comando già esistente in tempo di pace, Joint Task Force Commander (COM JTF) (se il comando (la Task Force) è stato creato per rispondere ad una specifica situazione per un periodo di tempo prestabilito) o ancora Combined JFC/JTF se si tratta di forze multinazionali messe a disposizione da differenti nazioni. Si tratta di un Comandante Interforze (JOINT), alle cui dipendenze vengono poste tutte le Forze militari suddivise per Componenti Funzionali:
- Land Component (per le forze terrestri) alle dipendenze del Land Component Commander (LCC);
- Maritime Component (per le forze navali) alle dipendenze del Maritime Component Commander (MCC);
- Air Component (per le forze aeree) alle dipendenze dell’Air Component Commander (ACC). Tale Comandante viene denominato JFACC (Joint Force Air Component Commander) in quanto in genere (ma non sempre) gestisce e coordina tutte le Forze Aeree della Coalizione;
- Special Forces Componet (per le forze speciali) alle dipendenze dello Special Forces Commander (SFC). Tale Comandante viene denominato JSOF Commander (JSOFC) in quanto in genere (ma non sempre) gestisce e coordina tutte le operazioni che coinvolgono le Special Forces.
Il Joint Force Commander (JFC) o Joint Task Force Commander (COM JTF), mediante il suo Staff personale e in coordinamento con i dipendenti Component Commanders (LCC – MCC – JFACC – JSOFC) ha la responsabilità di decidere le linee guida secondo cui condurre la Campagna Operativa per il conseguimento degli obiettivi strategici definiti dalle Autorità politiche. A tal proposito egli sviluppa un documento chiamato Concept of Operations – CONOPS - nel quale stabilisce il suo pensiero a riguardo della missione che gli è stata assegnata e a come raggiungerla, e quindi organizza le forze a lui assegnate, basandosi su questo piano. Questo piano è poi ulteriormente amplificato e reso più dettagliato in un altro documento, chiamato Operational Plan – OPLAN – che guida il vero e proprio processo di pianificazione della Campagna Operativa.
Una volta disseminati il CONOPS e OPLAN, e definite quali siano le Course of Action (CoA) per ottenere gli obiettivi della Campagna, i vari Comandanti di Componente (LCC – MCC – JFACC – JSOFC) si dedicano alla pianificazione e condotta delle operazioni di propria competenza.
Per quanto attiene la componente aerea, che a noi più interessa, il JFACC, è responsabile di:
- elaborare l’Airspace Control Plan – ACP – che definisce il piano per lo sfruttamento dello spazio ed il Airspace Control Order – ACO – che ne facilita l’esecuzione assegnando parametri quali frequenze, quote, corridoi);
- elaborare le Special Instrucions – SPINS – che stabiliscono istruzioni di dettaglio affinché ogni missione sia armonizzata e venga condotta con procedure standardizzate. In questo documento sono incluse anche le Regole d’Ingaggio peculiari per le operazioni aeree;
- stabilire l’apportionment delle Forze aeree, ossia i livelli di percentuale delle Forze aeree da dedicarsi alle varie attività delle Operazioni Aeree (per esempio: Air Defence – OCA – CAS ed altro). L’Apportionment può variare nel tempo a seconda della Fase in cui si trova la Campagna;
- stabilire l’allotment, ossia l’abbinamento tipo di velivolo- tipologia di missione da svolgere. L’allotment può variare nel tempo a seconda della Fase in cui si trova la Campagna;
- stabilire allocation, ossia assegnazione delle varie missioni agli specifici gruppi di Volo. L’allocation varia in genere ogni 72 ore, a seconda dei target da colpire;
- elaborare e distribuire l’Ait Task Order (ATO), ossia il documento che viene distribuito ai gruppi di volo dipendenti per assegnare loro la missione che dovranno effettuare nelle prossime 72 ore. In tale documento gli equipaggi trovano la lista degli obiettivi, il tipo di armamento da usare, orari di decollo e di raggiungimento dei targets, quote, codici trasponder e quant’altro possa aiutare a eseguire la missione).
3. Air tasking Cycle (Ciclo della Pianificazione delle Missioni Aeree).
Nella NATO, il ciclo di pianificazioni delle operazioni aeree viene generalmente svolto lungo un arco di 72 ore, cioè 3 interi giorni. Per “ciclo di pianificazione”, nonostante il nome “pianificazione” indichi la mera fase di organizzazione della missione, la NATO intende tutto quell’arco di tempo che va dallo studio degli obiettivi da colpire, alla preparazione del piano d’attacco, quindi all’esecuzione del piano con le missioni di volo ed infine alla raccolta dei risultati delle missioni. Per capire meglio il processo, va fatto notare che vengono generalmente formate 3 squadre di persone che seguono, ognuna indipendentemente dall’altra, uno dei cicli di produzione ATO lavorando dall’inizio alla fine solo per quel ATO. Normalmente, per facilitare questo compito, viene assegnato ad ogni ciclo di produzione un numero, che può essere la data di esecuzione dei voli oppure un normale numero progressivo ad esempio “ATO20240130” oppure “ATO30”), e ogni squadra lavora solo per predisporre e seguire il singolo ATO. Quindi il giorno 28 si inizierà il processo con il primo ATO (diciamo ATO30 in quanto si volerà il giorno 30), il giorno 29 se ne inizierà uno nuovo (ATO 31) mentre il primo piano è nella sua giornata di esecuzione, ed il terzo giorno inizierà il nuovo ciclo (per l’ATO 32) con i primi due rispettivamente al terzo giorno (fase esecutiva) e il secondo a metà ciclo.
Prendiamo ora in considerazione un ciclo di produzione di una operazione per cui sia stata formata una Task Force con il suo Comandante COM JTF: poniamo che le missioni di volo si svolgeranno il giorno 6 Febbraio e che quel giorno corrisponderà, nella sequenza dei vari ATO, all’ATO numero 55 (quindi al 55° giorno di operazioni). Di seguito uno schema dell’ATO Cycle con le principali attività da compiere (ovali azzurri) ed i relativi documenti che vengono prodotti alla fine di quell’attività (scritte gialle).
JFC/Component Coordination: il processo inizierà il giorno 4 Febbraio, cioè ATO-2, solo dopo che il COM JTF e i quattro Comandanti dei Force Component avranno effettuato la riunione giornaliera durante la quale avranno analizzato le indicazioni provenienti dal livello politico, i risultati delle missioni dei giorni precedenti in modo da fornire al Comandante una visione d’insieme su come sta procedendo il suo piano d’attacco. In questa fase il Comandante effettuerà una scelta assegnando percentuali di impiego di assetti rivolti specifiche aree di intervento o tipi di targets. Al termine della riunione, verrà prodotto il documento JFC Guidance (documento di guida del JFC) contenente appunto le linee di indirizzo per pianificare nel dettaglio il prossimo ATO. In questo documento verranno decisi gli sforzi da compiere, evidenziando le priorità da assegnare alle varie forze (per esempio, il JFC potrà decidere di interrompere un tipo di missioni e concentrare tutto lo sforzo di quel giorno in un una unica direttrice, per esempio distruggere tutta la rete radar nemica).
Target Development: la prima fase necessaria per decidere quali obiettivi colpire è quella durante la quale bisogna costruire il così detto Ordine di Battaglia (OdB) nemico (dislocazione delle basi, delle forze, dei siti missilistici, centri di comando e controllo…). A tal fine operano tutte le componenti della Intelligence disponibili (ISR – Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), sia a livello Tattico che Strategico, che riversano in un unico posto (“Fusion center”, in inglese “centro di fusione”) tutte le informazioni. Tale luogo, spesso denominato “Black Hole”- buco nero, è uno dei più segreti ed importanti a disposizione dei pianificatori. L’ OdB viene creato raggruppando, comparando e analizzando i risultati ottenuti da molteplici fonti: SIGINT (Signal Intelligence), cioè l’ascolto dei segnali elettromagnetici del nemico – a sua volta suddivisa in COMINT (Communication Intelligence, cioè l’intercettazione di comunicazioni tra comandi o personale ed ELINT (Electronic Intelligence), intercettando le emissioni elettromagnetiche per determinare la posizione ed il tipo di radar, antenne per la comunicazione e, in definitiva, centri di Comando e Controllo) - , dalla Ricognizione (RECCE) che può essere effettuata da droni, velivoli o satelliti e che fornisce immagini di tipo ottiche o radar per analizzare il territorio nemico, HUMINT (Human Intelligence) – informazioni acquisite direttamente sul campo nemico da personale sotto copertura.
Una volta avuto il quadro chiaro della disposizione nemica sul campo, ed in base alla Guidance ricevuta, quindi ai tipi di targets che devono essere colpiti, viene creata una lista di possibili targets che saranno assegnati ai vari Gruppi di Volo posti sotto il comando del JFACC. Segue poi il processo di validazione, cioè la verificare che la distruzione dell’obiettivo porti un beneficio che contribuisca al prosieguo delle azioni e che esso non contravvenga alcuna delle restrizioni (“caveats”) imposte dall’autorità politica. Infine viene creato il documento comprendente la lista in cui tutti gli obiettivi vengono posti in una certa priorità, in base alle esigenze di teatro delle varie componenti militari (Joint). Questa è la JIPTL (“Joint Itegrated Prioritized Target List”).
Weaponering and Allocation. A questo punto si procede con una fase cruciale e complicata: per ogni target che deve essere colpito, vengono analizzati i tipi di armamento che possono essere utilizzati per ottenere il danno voluto. Qui gli esperti di armamento devono valutare la posizione del target, la composizione delle strutture a difesa, la probabile direzione di attacco e la situazione del OdB per decidere, tra gli arsenali messi a disposizione di tutte le nazioni, quali siano gli strumenti migliori per attaccare. La scelta potrebbe cadere su missili da crociera nel caso che la zona dell’obiettivo sia fortemente difesa e si ritenga che il rischio di mandare un velivolo a sganciare una bomba sia troppo elevato. Oppure si decide che, poiché l’obiettivo è al centro di una città e debbano essere evitati danni collaterali, quel preciso target possa essere colpito solo con bombe di precisione. Infine se un target è poco difeso e non ci sono abitazioni civili nei pressi, si può decidere di inviare assetti con armamento da caduta convenzionale, meno costoso e disponibile a tutti. Abbinate le varie possibilità di scelta dell’armamento per ogni target, si passa ad esaminare che velivolo può sganciare il tipo di arma. Ci saranno, chiaramente, velivoli che possono sganciare sei o sette diversi tipi di arma (bombe a caduta, bombe a guida laser, missili a lunga gittata, bombe GPS ed altro) e velivoli limitati nell’uso di specifiche armi. Infine ci saranno velivoli che si riveleranno essere gli unici a poter sganciare un certo tipo di arma (esempio, nella Guerra del Golfo, solo i Tornado e gli F-111 avevano munizionamento idoneo a creare crateri sulle piste di volo irachene). Si inizia quindi a fare la Allocation, ovvero ad abbinare ad un target un velivolo, basandosi sulle possibilità appena evidenziate. Il processo avrà diverse soluzioni in quanto, oggigiorno, molti velivoli possono trasportare un numero elevato di bombe di diverso tipo: il lavoro quindi deve essere fatto per far si che tutti i target nella JIPTL possano essere colpiti utilizzando i velivoli messi a disposizione dalle nazioni della coalizione. Questo processo si concluderà con la pubblicazione del documento chiamato MAAP (Master Air Attack Plan).
Joint ATO Development. Questa è la vera fase di pianificazione: abbiamo i target da distruggere, abbiamo l’OdB, sappiamo quanti e che tipo di assetti sono resi disponibili. Questo processo non è un lavoro che viene fatto una singola volta, ma al contrario è un susseguirsi di modifiche di un piano abbozzato, che viene migliorato fino a renderlo fluido e efficace. Un esempio può essere la pianificazione di un pacchetto di aerei che deve andare a distruggere una industria bellica in profondità nel territorio nemico. Essendo l’obiettivo lontano, probabilmente dovremo prevedere dei rifornimenti in volo prima e dopo il passaggio del confine nemico. I rifornitori dovranno avere una loro scorta, in caso il nemico li scopra e cerchi di attaccarli. Ci sarà sicuramente in volo un velivolo per il controllo dello spazio e comando in volo di tipo AWACS (“Airborne Warning and Control System”) e possibilmente anche un JSTAR ( Joint Surveillance Target Attack Radar System) che effettua una scansione di tutte le emissioni elettromagnetiche fornendo targets ed avvisi di minaccia. A questo punto si inizia a formare il pacchetto di attacco, che potrebbe prevedere, oltre ai bombardieri, anche una scorta di caccia (Fighter Escort) e una missione dedicata per la soppressione dei sistemi missilistici nemici (Suppression of Enemy Air Defences – SEAD) che potrebbero porre una minaccia al pacchetto stesso. Infine prevedere un pacchetto costituito da elicotteri per il soccorso di eventuali equipaggi abbattuti (Combat Search And Rescue – CSAR). Solo per creare questo pacchetto i pianificatori dovranno attingere alle forze messe a disposizione dando priorità, però, a quegli assetti con capacità uniche che potrebbero non essere assegnati al proprio pacchetto. Si comincia una “contrattazione” con i vari Reparti finché non si trova una quadra. A questo punto si decide quale sia il miglior orario per il volo in base ad una serie di considerazioni che devono far tendere al massimizzare le probabilità di riuscita ed infine si verifica che il pacchetto, nei suoi orari, non vada ad interferire con altri pacchetti in volo. Se ciò accade, di nuovo, si “contratta” per anticipare o posticipare le missioni e armonizzarle con tutti gli altri. Poiché un ATO può contenere missioni di volo per centinaia di velivoli, si può ben capire come il processo sia un susseguirsi di tentativi fino ad arrivare ad una soluzione accettabile da tutti. Il piano viene quindi inserito in un computer che simula il volo di ogni singola formazione e si verifica che non ci siano conflitti di volo, intasamenti in aree di rifornimento o di orari de decollo. A questo punto può essere prodotto il documento Joint ATO/SPINS che viene inviato a tutti i Reparti per la pianificazione di dettaglio di ogni singola missione.
Force Execution. Questa attività copre tutta la “finestra di volo” delle missioni incluse nell’ATO, e viene seguita da un numero molto elevato di persone, tra cui i rappresentanti dei vari assetti, dal Centro Operativo Aereo (Air Operation Center - AOC). Se per esempio un rifornitore ha un guasto in volo e non può essere sostituito, l’apposito personale in Sala Operazioni farà dei veloci coordinamenti per verificare se ci sia qualche rifornitore di riserva in altre basi pronto a decollare, oppure controllerà se rifornitori in volo possano accettare altri velivoli. Nel fare ciò, il responsabile dei velivoli attaccanti del pacchetto avviserà i Reparti per comunicare i cambi o, se i velivoli sono già in volo, andrà a comunicare i cambi di programma al rappresentante AWACS che, con la sua radio, comunicherà i dati al velivolo in volo che coordinerà in tempo reale, in zone, i cambi. Altro caso specifico è quando i primi riporti di missione segnalano che uno degli obiettivi prioritari non è stato completamente distrutto: sarà il Comandante del AOC che valuterà se cambiare la missione di qualche velivolo ancora non decollato o, in ultima analisi, di qualcuno già in volo e che verrà pertanto ripianificato con una nuova missione.
Combat Assessment. L’ultima fase del ciclo di pianificazione dell’ATO è la valutazione dei danni arrecati al nemico. Ogni missione deve, appena lascia la zona nemica, fare un breve riporto in volo all’AWACS sui risultati della propria missione, cui seguirà, una volta a terra, un messaggio più completo (Mission Report – MIRSEP) in cui descriverà gli effetti del proprio attacco, riportando ulteriori note quali la presenza di velivoli nemici, presenza di difese aeree non conosciute o altro. Tutti questi dati vengono fatti confluire in un unico posto e si valuta se i risultati che il COM JTF voleva ottenere per quell’ ATO siano stati raggiunti o meno. Queste informazioni saranno presentate al COM JTF nella riunione con i Component Commanders per iniziare il nuovo ciclo di produzione.
4. Tipi di operazioni aeree.
Merita, per concludere, fare un accenno ai differenti tipi di missioni che possono essere pianificate. I documenti della NATO li classificano esattamente, e quelli per noi più importanti, poiché presenti nel Mission Editor del simulatore DCS sono i seguenti:
- Offensive Counter Air - OCA: operazioni offensive tese a distruggere, interrompere o degradare le capacità aeree e missilistiche nemiche. In pratica queste azioni sono tese a non far utilizzare la componente aerea (velivoli e missili) contro di noi, distruggendo aeroporti, arsenali e siti missilistici, e tutto il supporto logistico per farle funzionare. In DCS troviamo le mission selezionabili: Ground Attack, Pinpoint Strike, Runway Attack, SEAD;
- Defensive Counter Air - DCA: sono tutte quelle azioni per difendere le forze amiche ed interessi vitali da attacchi aerei e missilistici nemici. In pratica sono tutte le azioni, attive (cinetiche) o passive (predisposizioni per la difesa-sopravvivenza ad attacchi), tese a individuare, identificare, intercettare e distruggere qualunque attacco aereo o missilistico. In DCS troviamo le mission selezionabili:CAP, Escort, Fighter Sweep, Intercept;
- Air Interdiction – AI: sono quelle azioni tese a colpire il potenziale nemico prima che questo possa essere usato contro di noi. Normalmente avviene oltre la linea di combattimento e non ha bisogno di grande coordinamento con le truppe che stanno combattendo a terra. In DCS troviamo le mission selezionabili: Ground Attack, Pinpoint Strike;
- Close Air Support – CAS: azioni aeree contro forze che sono in contatto con le nostre forze di terra e che quindi necessitano di un accurata pianificazione e coordinamento con le proprie forze terrestri. In DCS troviamo le mission selezionabili: AFAC e CAS;
- Air Power Contribution to Counter-Maritime Operations – APCMO: queste sono tutte le mission volate in support alleproprie forze navali. A second ache gli obiettivi siano navi o sommergibili, si parla di AntiSurface Warface e Antisubmarine Warfare –ASUW/ASW. In DCS troviamo le mission selezionabili: Antiship;
- Air Transport – AT: queste sono tutte le missioni di trasporto di personale o materiale, e comprendono sia le missioni di routine, per movimentare personale o materiale, che le missioni di trasporto di personale combattente (aviotrasportato o lanciato con paracadute – Airborne Operations - AO), che l’evacuazione medica (Aeromedical Evacuation – AE). In DCS troviamo le mission selezionabili:Transport;
- Air to Air Refuelling – AAR: missioni di rifornimento in volo tese a fornire ulteriore carburante in volo ai velivoli che devono compiere lunghe distanze o devono permanere in zona di operazioni per lunghi periodi di tempo. In DCS troviamo le mission selezionabili: Refueling;
- Joint Intelligence Surveillance and Reconnaisance – JISR: sono tutte le attività aeree che hanno lo scopo di acquisire informazioni di Intelligence sul nemico e di disseminarle in tempo reale o differito ai centri di comando per una accurata pianificazione delle operazioni. In DCS troviamo le mission selezionabili: Reconnaisance e AWACS.